sabato 3 giugno 2006

Lo Spettro del Comunismo (Italia 2006 e Gran Bretagna 1924 a confronto)

In quel libro poderoso di Maurice Cowling dal titolo ‘The impact of the Labour, 1920-1924’ si legge a pagina quattrocentosedici: ‘Many of the eight million voters who voted Conservative in 1924 doubtless did so because they had been persuaded that MacDonald [Leader del Labour] was a Communist and the Labour party a Bolshevik conspiracy’ [Cambridge, 1971]. Per la cronaca, in quell’occasione il partito conservatore stravinse le elezioni, agitando appunto - come magnificamente descritto da Cowling nel suo libro - lo spettro del bolscevismo. Credo che l’anticomunismo possa essere considerato in retrospettiva il tema portante della scorsa campagna elettorale berlusconiana: e credo anche che nel caso sciagurato di nuove elezioni in un prossimo futuro, esso sarà riproposto in maniera altrettanto viscerale. L’idea, poco più che risibile a prima vista, non era evidentemente così malvagia se si pensa allo strepitoso recupero e all’esito delle elezioni, perse politicamente e vinte ‘moralmente’, ma ‘purtroppo’ su essa gravava un ritardo temporale di ottantadue anni per poter essere considerata davvero credibile e per poter essere davvero vincente. Nel 1924 il Labour inglese doveva ancora dimostrare la sua credibilità – e lo avrebbe fatto nel giro di un paio d’anni in occasione dello sciopero generale del 1926 – e molti ancora lo consideravano il cavallo di Troia che avrebbe consentito l’affermazione del Bolscevismo in Inghilterra. Ma nel 2006, il ‘Labour italiano’ aveva alle spalle ormai decenni di rispettabilità perché lo spettro del comunismo potesse essere considerato davvero una faccenda seria. Ottantadue anni di ritardo, appunto. Quantomeno rispetto all’Inghilterra.

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